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Articolo informativo all’autogestione del 15 Gennaio 2014 - “La mia classe” di Daniele Gaglianone

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Indice
Articolo informativo all’autogestione del 15 Gennaio 2014
“La mia classe” di Daniele Gaglianone
“L'onda” di Dennis Gansel

La mia classe” di Daniele Gaglianone

Un attore interpreta il ruolo di un maestro che insegna in una classe di stranieri i quali mettono in scena se stessi. Sono extracomunitari che vogliono imparare l'italiano, per avere il permesso di soggiorno, per integrarsi e vivere in Italia. Arrivano da diversi luoghi del mondo e ciascuno porta in classe il proprio mondo. Durante le riprese accade un fatto per cui la realtà prende il sopravvento. Il regista dà lo "stop", ma l'intera troupe entra in campo: ora tutti diventano attori di un'unica vera storia, in un unico film di "vera finzione": La mia classe.

È un film che può spiazzare più di uno spettatore quello che Daniele Gaglianone ha deciso di dedicare al sempre più complesso tema dell'integrazione dei cosiddetti extra-comunitari. Sin dall'inizio, quando vediamo ‘microfonare’ (come si dice in gergo) gli studenti del corso veniamo volutamente disorientati;pronti come siamo a vedere un film di finzione siamo costretti ad accorgerci che la finzione c'è ma è tutta concentrata nel sempre più bravo Valerio Mastandrea che interpreta la parte del docente. Tutti gli altri sono veri immigrati ognuno con i propri problemi e le proprie aspettative. Gaglianone ha deciso di puntare tutto su questo doppio registro quasi ci volesse ricordare da un lato l'impotenza del cinema nell'affrontare e risolvere problematiche che lo superano e dall'altro la necessità, per chi il cinema lo fa, di non sottrarsi mai alla realtà per rifugiarsi in un mondo in cui l'autoreferenzialità rischia di fagocitare tutto.

Qui non si recita Shakespeare come nel carcere dei Taviani ma si mette in scena il proprio vissuto che talvolta entra in gioco al di là delle battute concordate e che vede a un certo punto Mastandrea diventare davvero qualcosa di diverso rispetto all'attore che interpreta un personaggio. Ha ragione Gaglianone quando afferma che solo lui, tra gli attori, poteva entrare in un ruolo così particolare offrendogli, potremmo aggiungere, non solo la sua professionalità ma anche la sua umanità senza però farsi travolgere dalla complessità dell'operazione.

Con lui non sai mai quanto stia seguendo un copione o quanto stia invece offrendo al film la propria partecipazione di uomo (e ora anche di padre) consapevole della necessità di offrire alle giovani generazioni, non importa di quale razza o religione, un futuro meno cupo di quello che sembra attenderle.

 



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