19 Cellula fotoelettrica
n. 762 / 1936 - £ 185,00 ( Vol. IV n. 5421 )
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Photoelectric cell
The device, whose working system is based on the photoelectric effect, is used in photometry to measure the intensity of light sources, in telegraphy because it allows the far away transmission of images, in sound movie, in astronomy to establish the intensity of the light sent by the stars and to point out the moment when the star passes on the meridian, and as a signaller of several kinds.
Il dispositivo, contenuto in una elegante custodia di cartone, consiste in un’ampolla di vetro nella quale è praticato un vuoto spinto per evitare fenomeni di ossidazione. L’ampolla possiede, all’estremità, due elettrodi di metallo terminanti con serrafili a vite e contrassegnati da un "+" e da un "-" che fungono rispettivamente da anodo e da catodo. Una parte della parete interna della cellula è ricoperta da una placca di nichel argentato sulla quale è disposto un sottile strato di metallo che comunica con l’esterno tramite un elettrodo saldato nel vetro, collegato a sua volta al catodo.
La cellula viene inserita in un circuito elettrico collegando il suo polo negativo con quello di una batteria di alcune decine di volts il cui polo positivo viene collegato con l’anodo della cellula stessa. Nel circuito non si ha passaggio di corrente in condizione di oscurità in quanto esso risulta aperto tra la placca e il conduttore; se invece si invia alla placca metallica un fascio di raggi luminosi o ultravioletti o raggi X, con lunghezze d’onda minori di un valore limite, detto soglia fotoelettrica, essa emette, per effetto fotoelettrico, elettroni che, attratti dall’anodo, permettono il passaggio di corrente. La soglia fotoelettrica è una caratteristica della radiazione e dipende dal tipo di metallo depositato sulla placca. L’intensità della corrente di elettroni cresce al crescere dell’intensità di illuminazione fino a che non si raggiunge la corrente di saturazione.
La cellula fotoelettrica trova applicazione in fotometria per misurare l’intensità delle sorgenti luminose, in telegrafia in quanto permette la trasmissione a distanza delle immagini, nel cinema sonoro, in astronomia per determinare l’intensità della luce emessa dalle stelle e per rilevare l’istante in cui la stella passa al meridiano, come segnalatore di vario tipo.
L’effetto fotoelettrico, nel 1887, fu sperimentato per la prima volta da H.R.Hertz (1857-1894); in seguito i dispositivi che si basavano su questo effetto subirono un’evoluzione fino alla realizzazione della prima cellula fotoelettrica costruita da Arrhenius, mentre l’interpretazione del fenomeno valse più tardi, nel 1905, il premio Nobel ad A.Einstein.