52 Lampada a mercurio
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Mercury lamp
A mercury fumes lamp; an early version is due to Arons, who, in 1882, built a model intended to be suitable for the needs of practical lighting; the model was later modified by the American Cooper-Hewitt in 1904.
Il dispositivo consiste in un tubo di vetro chiuso ermeticamente, posto in posizione orizzontale su due scanalature di una struttura di sostegno in legno e trattenuto da due anelli semicircolari metallici che ne permettono una rotazione inferiore a 90°. Il tubo si sviluppa superiormente in un bulbo dotato di una protuberanza collegata ad un cannello che pesca all’interno del bulbo stesso; nella parte inferiore, reca due serbatoi contenenti mercurio, in ognuno dei quali è inserito un filo di platino saldato al vetro e che comunica con l’esterno tramite un beccuccio anch’esso in vetro.
L’apparecchio va collegato, mediante i due fili di platino, ad un generatore di differenza di potenziale da 110-220 Volts. Per mettere in azione la lampada si deve stabilire una momentanea comunicazione tra le due masse di mercurio, tale comunicazione si ottiene ruotando opportunamente il dispositivo. Creata la quantità di vapore indispensabile al passaggio della corrente, è sufficiente una forza elettromotrice anche poco elevata per mantenerla poiché il calore che si sviluppa impedisce la scomparsa dei vapori necessari al funzionamento della lampada.
Il dispositivo presenta l’inconveniente di surriscaldarsi con il rischio di rottura, in particolare in corrispondenza dei punti in cui i fili di platino attraversano il vetro, per ridurre tale rischio si riempiono i beccucci di vetro con del mercurio che permette il trasferimento del calore verso l’esterno. Poiché la massa di mercurio collegata con l’elettrodo negativo si riscalda più dell’altra, il metallo distillando si accumula in corrispondenza dell’elettrodo positivo e quindi per ristabilire la distribuzione iniziale occorre ruotare il tubo. Un difetto di questa lampada, per quanto concerne il suo uso pratico, è legato al carattere della luce visibile emessa dai vapori del mercurio solo nella banda del giallo, del verde, del violetto, falsando così i colori della realtà.
Poiché l’emissione del vapore di mercurio è molto ricca di raggi ultravioletti, la lampada ha trovato utilizzo, con opportune modifiche, per scopi scientifici e terapeutici. Tale lampada presenta anche il vantaggio di non consumare il mercurio, di non richiedere manutenzione e di funzionare a lungo con alto rendimento e basso consumo energetico.
Una prima versione della lampada a vapori di mercurio la si deve, nel 1882, ad Arons; un modello modificato, in modo da renderla adatta ai bisogni dell’illuminazione pratica, è attribuito al costruttore americano Cooper-Hewitt nel 1904.