80 Pila termoelettrica del M. Melloni
n. 389 / 1879 - £ 150,00 ( Vol. I n. 455 )
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M. Melloni’s thermoelectric battery
An appliance made by bimetallic couples that can transform thermic energy. M. Melloni (1798 - 1854) built the prototype of this battery to study the thermic radiation while trying to discover analogies in the conduct of light and heat.
Il dispositivo è formato da trentasei coppie bimetalliche di bismuto e antimonio, disposte in serie e inserite in un cilindro in ottone che poggia su un’asta di sostegno e che reca ad un’estremità un collettore, anch’esso in ottone, a forma di tronco di cono e dotato di uno sportello, fissato con una vite, in modo da consentire la chiusura del collettore stesso.
Se si pone una sorgente di radiazione termica davanti al collettore l’energia emessa viene trasformata, tramite le coppie termoelettriche, in una forza elettromotrice che genera una corrente che può essere misurata da un galvanometro collegato alla pila tramite due serrafili posti ai lati del cilindro. La forma del collettore permette di convogliare la radiazione termica al suo interno, la dispersione di tale radiazione viene ridotta attraverso la chiusura dello sportello del collettore stesso. Il numero elevato di coppie e la loro estensione, rispetto ad una comune pila termoelettrica, aumentano la sensibilità e la prontezza del dispositivo.
Il professore di fisica dell’Università di Parma M.Melloni (1798-1854) realizzò il prototipo della pila qui descritta e la utilizzò in un banco che porta il suo nome, assieme ad altri dispositivi, quale il cubo di Leslie, per studiare la radiazione termica al fine di individuare le differenze di comportamento tra luce e calore. Intuì che i raggi calorifici possono essere polarizzati, ma non nello stesso modo in cui si può polarizzare la luce, concludendo che calore e luce sono aspetti diversi dello stesso fenomeno.
Dalla fine dell’800 fino ai primi decenni del‘900 il banco, detto del Melloni, faceva parte del patrimonio strumentistico dei laboratori di fisica e veniva utilizzati per riprodurre, a fini didattici, gli esperimenti svolti dallo scienziato stesso.